Seconda esperienza artistica per il fotografo fiorentino, che questa volta non sceglie come tema i ritratti, da lui preferiti, come per la prima mostra, ma i paesaggi. Dal primo studio sugli aspetti fantastici ed interiori, sul microcosmo onirico dello sguardo infantile, in ambiente chiuso, si procede questa volta verso l’esterno, verso gli spazi aperti ed ampi della campagna toscana, nella splendida cornice dell’azienda agricola Quercia al Poggio, di Barberino Val d’Elsa.
La tecnica è esclusivamente quella del bianco e nero, per raccontare situazioni e gesti antichissimi che si ripetono da sempre, in cui l’uomo è tutt’ora, per fortuna, sempre il protagonista, per la dedizione e l’amore verso la terra e i suoi frutti. Certo, appaiono strumenti più moderni, ma questi, con la loro ordinata presenza, non contrastano affatto con gli elementi tradizionali.
Le foto non raccontano quindi il contrasto tra vecchio e nuovo, ma ricercano elementi comuni, come, per esempio, le geometrie del paesaggio o delle vigne e quelle degli interni, con i tini in acciaio; o come le linee del cortile della casa colonica e quelle essenziali della vasca per la raccolta delle uve o i profili delle macchine agricole.
Alcune immagini, in sequenza, descrivono più semplicemente una procedura, come la scelta e la raccolta dei grappoli, ed insieme alle altre, singole e simboliche, di altri momenti, compongono un quadro d’insieme che è la cronaca di un giorno di vendemmia, che la fotografia in bianco e nero racconta, con la poeticità essenziale e senza pari del grigio, nei suoi infiniti toni.