Il termine ‘Contrappunti’ sta per ‘contrasti’, ‘differenze’. Il sottotitolo indica, sul piano concettuale, l’opposizione fra sogni e realtà, tra quel che si immagina e ciò che è, che, nel caso di fantasie infantili, acquista una valenza del tutto particolare. Offrendo la possibilità di scegliere e di esprimere per un attimo (quello dello scatto fotografico) una personale idea di come si vorrebbe essere, semplicemente la chimera si materializza: ciò che non esiste diviene realtà e, come nei giochi dei bambini, ciascuno è veramente quello che non è, ed interpreta perfettamente il suo ruolo.
Sul piano formale la differenza è tra bianco e nero e colore, opaco e lucido, fra dinamicità e staticità, diversità e uniformità. L’essere ha la ripetitività del colore, mentre l’apparire è acromatico, perché i sogni sono più vicini ai due colori contrastanti, il bianco e nero appunto, forse per quel loro potere evocativo, per l’innegabile poeticità degli infiniti toni di grigio che riescono ad esprimere.
Il tema dato alla mostra, ‘Contrappunti’, avrebbe potuto essere trattato anche con altri contenuti, ad esempio i paesaggi o gli oggetti. Ma se la scelta infine si è indirizzata sui bambini, è dovuto alla semplicità e spontaneità con cui sono riusciti a rendere le proprie fantasie, a quel loro modo esclusivo e irripetibile di esprimere ciò che è dentro di noi.